William Shakespeare, La bisbetica domata, V atto, scena 2, vv. 135-178
CATERINA
Vergogna! Spiana quella fronte minacciosa, ostile,
e non lanciare sguardi arroganti da quegli occhi
per ferire il tuo signore, il tuo re, il tuo governatore.
Sciupano la tua bellezza come il gelo morde i prati,
turbano la tua fama come gli uragani scuotono i bei germogli,
e in nessun senso sono opportuni e amabili.
Una donna alterata è come una fonte intorbidata,
fangosa, brutta, scura, priva di bellezza,
e finché è così, nessuno, per quanto arido o assetato,
si degna di sorbirne o di toccarne una goccia.
Tuo marito è il tuo signore, la tua vita, il tuo custode,
il tuo capo, il tuo sovrano; uno che tiene a te,
e ti mantiene; si sottopone
a dolorose fatiche per mare e per terra,
a vegliare la notte nel temporale, il giorno al freddo,
mentre tu te ne stai al caldo in casa, al sicuro e in pace;
e non chiede altro tributo dalle tue mani
che amore, affabilità e sincera obbedienza -
prezzi troppo esigui per un debito così grande.
Tale sottomissione quale il suddito deve al suo principe,
la donna la deve al suo marito;
e quando ella è impertinente, capricciosa, imbronciata,
e disobbediente alla sua onestà volontà,
che cosa è lei se non una vile, riottosa ribelle
Vergogna! Spiana quella fronte minacciosa, ostile,
e non lanciare sguardi arroganti da quegli occhi
per ferire il tuo signore, il tuo re, il tuo governatore.
Sciupano la tua bellezza come il gelo morde i prati,
turbano la tua fama come gli uragani scuotono i bei germogli,
e in nessun senso sono opportuni e amabili.
Una donna alterata è come una fonte intorbidata,
fangosa, brutta, scura, priva di bellezza,
e finché è così, nessuno, per quanto arido o assetato,
si degna di sorbirne o di toccarne una goccia.
Tuo marito è il tuo signore, la tua vita, il tuo custode,
il tuo capo, il tuo sovrano; uno che tiene a te,
e ti mantiene; si sottopone
a dolorose fatiche per mare e per terra,
a vegliare la notte nel temporale, il giorno al freddo,
mentre tu te ne stai al caldo in casa, al sicuro e in pace;
e non chiede altro tributo dalle tue mani
che amore, affabilità e sincera obbedienza -
prezzi troppo esigui per un debito così grande.
Tale sottomissione quale il suddito deve al suo principe,
la donna la deve al suo marito;
e quando ella è impertinente, capricciosa, imbronciata,
e disobbediente alla sua onestà volontà,
che cosa è lei se non una vile, riottosa ribelle
e un’ingrata traditrice del suo amoroso signore?
Mi vergogno che le donne siano così ingenue
da offrir guerra là dove dovrebbero chiedere in ginocchio la pace;
o cerchino il governo, la supremazia e il predominio
quando sono destinate a servire, amare e obbedire.
Perché il nostro corpo è morbido e debole e liscio,
inadatto a faticare e a travagliare nel mondo,
se non perché la nostra dolce disposizione e il nostro cuore
devono conformarsi al nostro aspetto esterno?
Su, su, vermi scontrosi e impotenti!
Il mio animo è stato ribelle quanto il vostro,
il mio cuore non meno presuntuoso, il mio intelletto forse anche di più,
tanto da ribattere parola per parola e cipiglio per cipiglio;
ma ora vedo che le nostre lance sono di paglia,
che la nostra forza è debole, e la nostra debolezza incomparabile,
che quanto più sembriamo, tanto meno siamo.
Perciò bando all'orgoglio, che non serve a nulla,
e mettete le mani sotto il piede del vostro marito.
In pegno della quale sottomissione, se a lui piace,
la mia mano è pronta a far con lui la pace.
Mi vergogno che le donne siano così ingenue
da offrir guerra là dove dovrebbero chiedere in ginocchio la pace;
o cerchino il governo, la supremazia e il predominio
quando sono destinate a servire, amare e obbedire.
Perché il nostro corpo è morbido e debole e liscio,
inadatto a faticare e a travagliare nel mondo,
se non perché la nostra dolce disposizione e il nostro cuore
devono conformarsi al nostro aspetto esterno?
Su, su, vermi scontrosi e impotenti!
Il mio animo è stato ribelle quanto il vostro,
il mio cuore non meno presuntuoso, il mio intelletto forse anche di più,
tanto da ribattere parola per parola e cipiglio per cipiglio;
ma ora vedo che le nostre lance sono di paglia,
che la nostra forza è debole, e la nostra debolezza incomparabile,
che quanto più sembriamo, tanto meno siamo.
Perciò bando all'orgoglio, che non serve a nulla,
e mettete le mani sotto il piede del vostro marito.
In pegno della quale sottomissione, se a lui piace,
la mia mano è pronta a far con lui la pace.
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