mercoledì 11 giugno 2014

Ucraina, I

Bernard GuettaIl disgelo ucraino

9 giugno 2014
Ancora non c’è nulla di certo. Il diavolo, si sa, è nei dettagli, e basterebbe un improvviso incidente di percorso a far saltare tutto. Per il momento, però, possiamo sperare in un’evoluzione positiva della crisi ucraina.
L’ottimismo è giustificato principalmente perché Vladimir Putin ha accettato di incontrarsi con il nuovo presidente ucraino a margine delle cerimonie per il settantesimo anniversario dello sbarco in Normandia. Il presidente russo ha definito “corretto nell’insieme” l’approccio di Petro Porošenko, mentre nella giornata di domenica il presidente ucraino ha ricevuto a Kiev l’ambasciatore russo e ha annunciato l’avvio di un negoziato tra i due paesi (al ritmo di una seduta al giorno) con l’obiettivo di fermare gli scontri armati in Ucraina orientale entro il prossimo fine settimana.
Il disgelo si deve in buona parte all’opera di François Hollande e della diplomazia francese, che non ha mai voluto interrompere i contatti con la Russia sperando di potersi presentare come intermediaria appena possibile. È per questo che Parigi ha confermato l’invito a Putin per l’anniversario dello sbarco, e il presidente Hollande ha ricordato il ruolo dell’Unione Sovietica nella sconfitta del nazismo. Era anche per questo, e non solo per ragioni commerciali, che la Francia si era rifiutata di annullare la vendita di due navi da guerra a Mosca. E per lo stesso motivo la sera del 5 giugno Hollande ha ricevuto Putin per una cena all’Eliseo, sorprendendo perfino lo stesso presidente russo.
Durante la cena, preparata da intensi contatti diplomatici, è avvenuto l’incontro tra Putin e Porošenko, invitato alle celebrazioni nonostante non abbia ancora cominciato il suo mandato. A prescindere dai meriti della Francia, è evidente che questa svolta distensiva non sarebbe stata possibile se Kiev e Mosca non l’avessero considerata la migliore soluzione possibile.
Il presidente ucraino deve trovare un compromesso duraturo con la Russia, anche perché in caso contrario il Cremlino potrebbe tranquillamente continuare a destabilizzare il suo paese. Il presidente russo, dal canto suo, ha tutto l’interesse a calmare le acque, perché le sanzioni occidentali stanno strangolando la sua economia, perché l’annessione della Crimea è ormai un fatto compiuto e soprattutto perché annettere anche l’Ucraina orientale comporterebbe danni diplomatici ed economici incalcolabili. In poche parole Mosca ha tutte le ragioni per aprire un dialogo con Kiev.
In questo senso non bisogna tralasciare il fatto che Porošenko ha smesso di parlare di un’adesione del suo paese alla Nato, concentrandosi sulla possibilità di firmare un trattato internazionale che garantisca la sicurezza dell’Ucraina. Inoltre, il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha appena dichiarato pubblicamente che l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea non è assolutamente all’ordine del giorno, e per il momento il paese deve cercare di diventare un ponte tra le due Europe. Putin doveva già essere al corrente di queste posizioni, ma per lui è stato importante che siano state esplicitate.
(Traduzione di Andrea Sparacino)

[Fonte: http://www.internazionale.it/opinioni/bernard-guetta/2014/06/09/il-disgelo-ucraino/ ]

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